Oggi è tempo di allacciare i Doc Martens. E’ tempo di saperne di più sui Boot Boys! Continua così la nostra avventura nel Mondo delle sotto-culture (riduttivo chiamarle così…) che sono strettamente correlate al panorama Lambretta & Vespa! Questa volta il salto temporale ci porta, come a solito, nella lurida terra di Albione, nei primissimi 70’s, nel pieno post sbornia della prima ondata Modernista e mentre alcuni skinhead cominciano a farsi crescere i capelli appena più lunghi… Se i Mods hanno avuto il merito di essere stati i primi a personalizzare i loro scooter con fari e specchietti, di sicuro i ragazzacci frequentatori di spalti, pub e allnighters hanno il merito di traghettare la “scena scooterista” verso la nascita degli Scooterboys.
Se a Londra le mode si rincorrono come i bambini nei parchi a Kensal Green, il terreno fertile per qualcosa che rimarrà impresso nel background culturale ed stilistico di intere generazioni per ben più di un anno di liceo si trova un paio centinaia di miglia più a nord, risalendo l’M1. Midlands, il big North, massa critica di Yorkshire men, Irlandesi, temperamento focoso, integrazione mai facile, dialetti difficili da capire, football, musica Soul, birre ambrate e scazzottate, insomma un humus perfetto.
Il termine Boot Boys, alla fine dell’800, era utilizzato per identificare in maniera non proprio nobiliare, i bambini e gli adolescenti di classi sociali molto basse, che venivano impiegati per pulire e lucidare gli stivali da caccia nelle grandi tenute di campagna. Non ci potrebbe essere contesto migliore per capire l’estrazione sociale.
Il teatro di caccia di questi Kids sono le città industriali piene di fabbriche, cantieri e miniere di carbone come Nottingham, Leeds, Sheffield, Birmingham, Manchester, Liverpool e la loro cintura di cittadine minori, in grado di mettere il loro segnaposto nella tavola ben apparecchiata per il Sunday Roast della storia. Penso a Stoke on Trent con il Torch, a Wolverhampton, la cui squadra di calcio nel fortino del Molineaux incendiava il cuore di George Best ancora bambino negli anni 50, con il suo Catacombs, a Wigan ed al suo Casinò, a Blackpool, nobile decaduta, con il suo Mecca, culle dei Night Owls (i gufi), i Soul Boys, padroni indiscussi degli Allnighters, effettivamente da considerare i primi rave della storia. Mi vengono in mente le sfide calcistiche tra il Leeds di Don Revie, Billie Bremner e un Man. Utd a metà strada tra i fasti dei 60’s e l’ancora lontana era Ferguson, con le invasioni di campo, i flares (pantaloni scampanati) ed i cori in un unico abbraccio come quelli della Kop di Liverpool. Gli scioperi per la Coal Crisis dei primi 70’s, sedati a colpi di manganelli e che misero in ginocchio intere comunità e famiglie. Il Derby County di Archie Gemmill & Brian Clough campione d’Inghilterra. Per molti l’era d’oro dell’ Hooliganismo.
Cosa c’è di meglio che una bella rissa per placare la rabbia legata ad un lavoro di merda in miniera o in fabbrica!? Prima della politica e del razzismo applicato alle tifoserie e prima dell’avvento della Summer of Love Inglese di fine anni 80 e la conseguente scena Rave che, grazie all’ecstasy, placherà per qualche anno la voglia di violenza dell’irrequieto popolo di sua Maestà! Altro che la repressione della Lady di Ferro Maggie Thatcher!
Si ma alla radio? Quale era il “sound” preferito dai Boot Boys?
Non è facile da comprendere, visto che l’immaginario collettivo Italiano è legato, per i profani, indissolubilmente ai 4 di Liverpool, i Beatles, a David Bowie, agli Stones e poco più… In realtà, in queste zone è successo qualcosa di molto più succoso, selvaggio, accattivante con canoni così poco inclusivi da risultare sconosciuto ai più, soprattutto al di fuori dei confini della Gran Bretagna. Ma se facciamo una piccola ricerca su Google, salta subito all’occhio che nelle charts UK 70’s molto spesso ci sono gruppi come Slade (agli albori anticipati dal suffisso Ambrose…), Elton John, Sweet, Alice Cooper, Hawkwind (con Lemmy Kilmeister in seguito animale da palcoscenico dei Motorhead), i T-Rex di quel marcantonio di Marc Bolan, Suzi Quatro, Mud, Geordie (con Brian Johnson degli AC/DC alla voce), Thin Lizzy, Gary Glitter, Bay City Rollers, molti dei quali andando più avanti nel decennio sceglieranno strade più commerciali, sulla falsariga di gruppi 80’s come Motley Crue, Poison, Twisted Sisters, diventando le caricature di loro stessi. Alcuni verranno invece spazzati via dalle classifiche dal boom della disco music con Abba, Bee gees, Boney M e tutto il resto del carrozzone.
Nel Glam Rock, quello che piace a noi, esistono delle gemme incredibili, riportate in auge da 2 gruppi nati nel 2007 e, udite udite, Italiani: i Giuda, band Romana nata dalle ceneri dei Taxi & i Biellesi, Faz Waltz, che hanno fatto delle sonorità Glam & Space Rock la propria irresistibile bandiera. Dando il via ad un revival che non aveva avuto precedenti fino ad una decina di anni fà! A loro, moderni Boot Boys, si sono aggiunti, seppur con altre sfumature molto OI!, anche i Dalton (Papillon, ultimo album 2020, DA PAURA!), i So What, con Derv Gordon degli Equals in alcuni featuring, i Suede Razors, gli Hard Wax e perchè no anche i No Class! Solo per citarne alcuni…
Nel frattempo sono uscite diverse compilation, molte delle quali vanno un po’ a grattare il fondo del barile, come era già successo per la musica Garage… Comunque valide per cominciare a ripulirsi le orecchie dallo stereotipo “Glammoso noioso Ziggystardustiano”!
Quindi, se riuscite, recuperatevi:
- Kick Off! – VA
- Bootboy – VA – appena uscita e disponibile da Hellnation
- Killed by Glam vol. 1 e 2
- Sharpies – VA
- All the young droogs – VA
- Yummy – Yummy
Il massimo, per carpire l’essenza ed il sound dei Boot Boys sarebbe recuperare le compilation “virtuali” di Tony Crazee Kid, le mitologiche Boot Power! 5 volumi, grafiche prettamente 70’s e tutto il meglio dal globo con gruppi come Hector, Jook, Cock Sparrer, Slaughter and the Dogs, Gumbo, Hammersmith Gorillas, Mud, Coloured Balls, Bilbo Beggins, Crunch, Thing fall apart, Tiger, Crackers, Iron Virgin e chi può più ne metta!!!
E poi? …poi arriva il Punk, ma questa è un altra storia…
Parlando di Northern Soul, e ci vorrebbe un libro, siamo ancora più nel sommerso. Discutendo con il mio amico e collezionista di dischi, nonchè proprietario del negozio di abbigliamento, libri e dischi Rudeness a Grosseto, David Bardelli, e con un altro caro amico esperto di musica e sottoculture come Simone Borsacchi di Flowers Vinyl, siamo giunti ad una conclusione:
Il Northern Soul non è un genere musicale, bensì una Scena Musicale.
La storia vuole che il proprietario del negozio di dischi Londinese Soul City, a Covent Garden, chiamato Dave Godin (noto collezionista e conoscitore di Black Music), nei weekend, guarda caso, calcistici, notò che i tifosi delle squadre provenienti dal Nord Inghilterra, preferivano titoli assolutamente fuori moda per i gusti dell’epoca. La scelta cadeva spesso su etichette come Motown, Ric-Tic, Mirwood, Brunswick, Okeh, Chess, solo per citare le più “famose”. La ricerca era mirata: pezzi veloci & anfetaminici. In poche parole, il Soul per la gente del Nord!
La cornice perfetta per questa Scena Musicale, contenitore perfetto per molti Boot Boys & Soul Boys, erano gli All Nighters. Maratone musicali in sale da ballo e dopolavori che proponevano musica Soul veloce, ricercata. Dove la rock star era il DJ. Molti dei quali si appoggiavano a militari delle basi americane per ottenere titoli sconosciuti da proporre al proprio pubblico o viaggiavano negli USA alla ricerca di pezzi rari. Continua anche qui, come succedeva anni prima nella scena dei sound system Jamaicani, la pratica del “Cover up”, che consisteva nel coprire o grattare l’etichetta del 45 giri per non svelare il titolo e l’artista del brano! I ballerini si esibivano in mosse e passi di danza molto complessi che richiedevano una bella dose di allenamento ed anfetamine in corpo. Se la break dance vi sembrava una cosa innovativa, prima dei B-Boys sono arrivati i Soul Boys! Sorry!
Lo stile, lontano anni luce dai precedenti Mods, a cui spesso viene accostato, probabilmente erroneamente, prevedeva pantaloni larghi (gonne lunghe per le donne), scarpa da ballo spesso marca Solatio o da Bowling per scivolare veloci sul talco, canottiere e camicie in pieno stile 70’s, maglioni o gilet corti in vita, polo e tracktop di chiara ispirazione Bruce Lee! Senza scordare le toppe dei vari Allnighter, i piccoli asciugamani di ordinanza, la borsa con il cambio, il taglio di capelli lungo, quasi un mullet, i baffi, le basette e litri di sudore. I primi Rave della storia! Dalle 10 alle 8 di mattina.
Con usanze e riti degni di una Tribù, come i “3 before 8” del Wigan Casino. Gli ultimi 3 dischi prima delle 8. Sempre quelli, come una litania, dal 1973 al 1981.
Dean Parrish – I’m on my way
Tobi Legend – Time will pass you by
Jimmy Radcliffe – Long after tonight is all over
I locali più importanti dove tutto questo è esploso, si è evoluto e successivamente scomparso sono stati:
- Twisted Wheel – Manchester (1963-71)
- Golden Torch – Stoke on Trent (1964-73)
- Catacombs -Wolverhampton (1968-74)
- Wigan Casino – Wigan (1973-81)
Ancora oggi il fenomeno Northern Soul è vivo, portato avanti da molti appassionati in molti paesi del Mondo, spesso a braccetto con altre sottoculture, come quelle Scooterista & Mod ed ultimamente anche Casual (date uno sguardo all’ultimo video promo della collezione Adidas Spezial). Senza parlare dell mercato dei dischi, in molti casi, ha raggiunto cifre da capogiro!
Per quello che riguarda questo particolare genere musicale di culto vi rimando al film che vi segnalo poche righe qui sotto ed una rapida ricerca su youtube, dove potrete trovare, come ottima base di partenza per chi non è propriamente un “Soul Connoisseur”, la Top 500 compilata dal famoso DJ NS Kev Roberts per l’omonimo libro “The Northern Soul Top 500” pubblicato dalla Goldmine. Qui troverete solo la punta dell’iceberg di questo genere musicale camaleontico, nascosto ed ancora oggi in grado di regalarci perle nascoste dimenticate in qualche stazione radio o magazzino disperso chissà dove nel Globo!
Northern Soul: if i had to explain, you wouldn’t understand!
Riguardo al rapporto Boot Boys – Northern Soul – Scooters vi segnalo, tuttora in fase di realizzazione, un film che sembrerebbe essere molto interessante:
Secondo indiscrezioni sembrerebbero coinvolti nella produzione DJ importanti come Russ Winstanley, leggenda del Wigan Casino, ed altri “esperti” per cercare di ricreare la giusta atmosfera. Tentativo già andato a buon fine con il film “Northern Soul” di Elaine Constantine, che aveva già militato nel circuito scooterista negli anni ’80!
Riguardo al lato scooterista dei Boot Boys? Ne parlerò nella prossima puntata, dedicato allo stile Britannico, quindi soprattutto Lambretta, & Vespa anni 70! Intanto studiate e procuratevi un po’ di materiale che poi vi interrogo!