Le interviste di Micky – Tullio Masserini: il Disco Volante.
Dopo i precedente lavori realizzati su Ancillotti & Gori, pubblichiamo un’altra intervista curata da Michele Landi di Lambretta Garage Italia. Micky è prima di tutto un amico, ma anche un grandissimo e competente appassionato Lambretta, molto meticoloso, tanto da scovare il numero di telefono di un pilota, anzi di una leggenda come Tullio Masserini che, con un “Team” privato, ha scritto un pezzo di storia Lambretta, in Italia ed all’estero, dal 1959 fino al 1971, anno che vide la chiusura dei battenti degli stabilimenti Innocenti a Lambrate. Lascio la parola a loro…
Nel mondo scooter ed, in particolare, in quello Lambrettistico, ci sono stati molti personaggi di rilievo, alcuni più noti, altri meno conosciuti. Oggi ho intervistato, Tullio Masserini, un uomo che, a mio avviso, ha contribuito grandemente a dare lustro al marchio Lambretta nel mondo. Un autentico bergamasco, di quelli che parlano poco, ma hanno molto da raccontare.
Godetevi questa intervista, in cui Tullio, partendo dagli inizi della sua carriera sportiva, ci racconta la sua ascesa verso il successo, tappa dopo tappa.
Micky Landi: Da dove nasce la sua passione per gli scooter Lambretta e, successivamente, l’idea di partecipare alle gare di regolarità?
Tullio Masserini: Da giovane iniziai presto a lavorare nella concessionaria Innocenti della mia famiglia, a Bergamo. Gli scooter Lambretta erano sempre stati una mia passione e, sin da subito, decisi di provare a partecipare alle gare di regolarità che si tenevano nella mia zona.
M: C’è stato qualcuno, in particolare, che l’ha incoraggiata nell’intraprendere questa strada?
TM: No, ho fatto tutto da solo. Gli sport motoristici mi hanno sempre appassionato, quindi l’idea di gareggiare in prima persona è nata quasi in automatico.
M: Perché ha deciso di gareggiare con questo scooter e non con la Vespa, ad esempio?
TM: Perché la Lambretta aveva un’impostazione più motociclistica rispetto alla Vespa e a tutti gli altri scooter in produzione a quell’epoca: l’accoppiata telaio “a tubo” e motore centrale rendeva il mezzo assai più maneggevole, a differenza, ad esempio, dello scooter di Pontedera che, avendo un telaio autoportante ed un motore sbilanciato a sinistra, risultava molto più instabile, soprattutto nei cambi veloci di direzione.
M: Quando è stata la prima vittoria con lo scooter di Lambrate targata Tullio Masserini?
TM: Lo ricordo come se fosse ieri! Era il 1959, con un Tv 175 S2.
M: Ci racconti come si articolava questo genere di gara…
TM: Tra le manifestazioni più belle e ben riuscite di quei tempi, c’era sicuramente la Regolarità delle Valli bergamasche, che si sviluppava in tre giorni. Era una delle mie preferite, poiché, “giocando in casa”, conoscevo i tracciati alla perfezione e questo mi dava un gran vantaggio rispetto agli altri.
M: Quali erano le motivazioni “più intime” che spingevano i giovani, come lei, a prender parte a queste gare scooteristiche?
TM: Divertimento! Puro, semplice e genuino divertimento.
M: Quando ha iniziato a vincere con una certa “frequenza”, la stampa si è accorta di lei?
TM: Sin da subito i giornali locali. In un secondo momento, anche la stampa nazionale mi ha dedicato alcuni articoli.
M: E la casa produttrice, la Innocenti?
TM: Grazie alle numerose vittorie iniziavo a farmi conoscere anche da loro, tuttavia ciò non mi ha mai portato a diventare pilota ufficiale Lambretta, ben che meno a ricevere da loro un qualsiasi genere di aiuto nelle gare.
M: Parliamo del Motogiro. Com’era la vita di voi piloti?
TM: Partivo da Bergamo con la mia auto, insieme ad un mio amico, che nel giro mi seguiva tappa dopo tappa, facendomi da assistenza tecnica.
A quei tempi non esistevano ancora i paddock ed i motorhome, pertanto dormivamo in macchina ed eventuali riparazioni del mezzo venivano fatte direttamente a bordo strada!
M: Cosa si ricorda, in particolare, di quella manifestazione?
TM: Il Motogiro ha rappresentato, sicuramente, l’apice delle mia carriera. Nel 1969 arrivai primo assoluto nella categoria scooter con una Lambretta DL200, che io stesso avevo un po’ migliorato, sia di motore che di ciclistica. Ciò mi permise di tener testa anche agli equipaggi inglesi, con le loro TV200 elaborate da Arthur Francis.
M: Adesso, però, deve svelarci qualche particolare di quel DL200.
TM: Era un mezzo nuovo di concessionaria. Ricordo che avevo smontato completamente il blocco motore, perché volevo guadagnare qualche cavallo, non troppi, visto che il Motogiro era una gara composta da diverse tappe e mi premeva che il mezzo mantenesse la sua affidabilità. Lucidai tutti i condotti all’interno del carter, portandoli a specchio. Decisi di non aumentare l’alesaggio del cilindro…mi limitai a far cromare la canna e a lucidare a specchio i travasi. Aperta la marmitta, tolsi il fungo dal collettore, per consentirle di “respirare” meglio. Per quanto riguarda il carburatore, preferii mantenere quello originale, poiché altrimenti, essendo le tappe della gara molto lunghe, avrei impiegato troppo tempo ai rifornimenti. Mi dedicai anche alla ciclistica del mezzo, modificando l’ammortizzatore posteriore in modo da renderlo più duro.
M: Dopo la vittoria del Motogiro, la Innocenti la contattò?
TM: Sì, ricordo che mi chiesero il DL per metterlo in mostra nel loro atelier in Piazza San Babila a Milano. Rifiutai categoricamente, perché prima della gara, io stesso mi ero recato al Centro Studi Innocenti di Lambrate a chiedere qualche consiglio su come migliorare le prestazioni della Lambretta. In quell’occasione, l’ingegnere incaricato del progetto DL mi “liquidò” velocemente, sostenendo che mai sarei riuscito a migliorare un mezzo già perfetto di per sé. Memore dell’episodio, non acconsentii a quella richiesta.
M: E dopo il Motogiro, a quali altre competizioni ha preso parte?
TM: Nello stesso anno, il 1969, partecipai alla “Sei giorni di Enduro” a Garmisch, in Germania. Non era la prima volta che partecipavo a questa gara; già nel 1959, infatti, vi avevo preso parte con la Gilera. Ricordo che piovve incessantemente ed il terreno di gara, quindi, era eccessivamente fangoso, proprio come avvenne dieci anni dopo, quando alla gara mi presentai in sella ad un Lui 75.
M: Adesso, però, ci deve raccontare di quel fantastico Lui 75!
Tullio Masserini: Portai la cilindrata a 100 cc, perché il regolamento per la categoria scooter imponeva la cilindrata minima di 100 cc. Non avrei potuto partecipare, altrimenti, con un 75 di cilindrata. Inoltre, progettai e costruii un filtro, simile al periscopio di un sottomarino, così da impedire che, durante l’attraversamento dei numerosi guadi delle tappe, l’acqua entrasse nel carburatore. Impiegai molto tempo a migliorare le sospensioni del mezzo, rinforzandole in modo che potessero resistere al meglio, anche sul terreno accidentato dei vari tracciati. Sulla forcella anteriore, saldai dei supporti, ai quali attaccai due ammortizzatori supplementari del DL200. Decisi, invece, di alzare la parte posteriore del mezzo, allungando la corsa dell’ammortizzatore originale. Per evitare di danneggiare la marmitta, creai una sorta di “slitta parasassi” in acciaio e la saldai al telaio.
M: Come andò a finire quell’esperienza?
TM: Purtroppo, non riuscii a completare tutte le tappe del giro, poiché come anticipato, le piogge avevano reso realmente impraticabile il terreno. Infatti, benché avessi montato sul mezzo delle gomme tassellate da fuori strada, scivolavo letteralmente sul fango.
M: Lei è sempre rimasto fedele al marchio Innocenti. Quale fu la sua reazione quando nel 1971 venne sospesa la produzione degli scooter?
TM: In un primo momento, ripresi a correre per la Gilera. Ma durò solo un paio di anni, perché con le moto non mi sentivo a mio agio come sugli scooter. Così finì la mia carriera agonistica.
M: Se Tullio Masserini dovesse fare un bilancio della sua carriera, cosa si sentirebbe di dire?
TM: Non rimpiango nessuna delle scelte che ho fatto, agonisticamente parlando. Posso dirmi più che soddisfatto dei traguardi ottenuti, soprattutto perché mi hanno anche permesso di conoscere molte persone dell’ambiente, che, con me hanno condiviso questa passione.
Per chi volesse approfondire l’argomento segnalo il sito RACING LAMBRETTAS dell’amico Paolo Catani dove ci sono molte altre foto e documenti riguardanti il signor Tullio Masserini.
Articolo realizzato da Michele Landi di Lambretta Garage Italia
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Tony Tessier
Ho avuto il piacere di guidare due volte con Tullio al Motogiro d’Italia nel 1968, quando ha guidato la sua Lambretta DL e di nuovo nel 2013, quando ha guidato una moto Gilera. Il mio Vega 135TT è stato ispirato dal suo Vega numero 23 mostrato sopra. L’ho incontrato di nuovo a Milano durante il Raduno Nazionale Lui nel 2018.
I had the pleasure to ride with Tullio twice in the Motogiro d’Italia in 1968 when he rode his Lambretta DL and again in 2013 when he rode a Gilera motorcycle. My Vega 135TT was inspired by his Vega, number 23, shown above. I met him again in Milan during the National Lui Rally in 2018.